LA TRANS-METAFISICA
E
LA REALTA' ATTUALE
"All'interno del senso greco del divenire crescono dunque
sia la tradizione dell'Occidente, sia la civiltà della tecnica;
sia l'episteme, sia la distruzione dell'episteme"
(Emanuele Severino - La filosofia contemporanea)
E' un traguardo intellettuale proficuo, seppure inevitabilmente parziale, quello raggiunto dalla filosofia contemporanea.
Dalla civiltà greca in poi, la filosofia ha scavato sempre piu' a fondo nei molteplici problemi dell'esistenza : il rapporto tra fede e realtà tangibile, il contrasto sempre insanabile tra certezza e verità, la formulazione di una teoria esaustiva dalla quale ricavare una morale incontrovertibile ed una forma sociale equa.
La filosofia ha decostruito e ricostruito la natura, attraverso le scienze, fino a scontrarsi con l'insormontabile ostacolo della indeterminabilità della materia nei suoi costituenti, dell'Universo nella sua origine, della coscienza nella sua identità.
Mille approcci differenti sono stati tentati per raggiungere una spiegazione globale, unitaria e coerente del mondo e dell'uomo, ma ogni volta, stringendo sempre più le maglie della conoscenza, ci si è trovati con un'unica sfuggevole mosca nelle mani : l'inafferrabile mosca del divenire, che tutto afferma con il suo ronzio intermittente e tutto nega nel suo volo scomposto.
La Logica dunque (perché anche la più irrazionale delle filosofie è e rimane logica) ha fallito il suo tentativo di trovare l'episteme, il Codice dei codici, il principio fondatore, la matrice primaria, Dio.
E' un fallimento, è vero, che ha portato con sé nell'oblio anche la metafisica classica, ma quali e quanti strumenti conoscitivi ha lasciato al di qua del Lete. Ed insieme a questa multiforme schiera di approcci alla realtà e all'uomo, a questi differenti progetti e meccanicismi, a queste strutturazioni logiche, ha lasciato la consapevolezza fondamentale, già profetizzata da Nietzsche, l'unica verità inconfutabile perfino dalla scienza :
il divenire delle cose.
Un divenire senza direzione, senza ragione alcuna, se non la coerenza interna dei suoi elementi; inevitabile, innegabile, eppure inafferrabile.
"L'assolutamente relativo" stende ormai la sua ombra sulla scienza, sulla filosofia e sulla religione, sulla politica e sulle società, sul singolo e su ogni strutturazione, naturale o artificiale.
Ecco allora che la filosofia si accorge di aver demolito e ricostruito continuamente il suo edificio logico, solo per rendersi conto dell'assenza di una legge immanente, di un progetto pre-esistente, di un Dio onnipresente e rassicurante del quale seguire la parola infallibile.
Ecco scomparire, in questa pubertà della filosofia, il bisogno del genitore, della guida sicura,del modello precostituito, per trovare la sconvolgente verità di non avere identità, se non quell'unica ubriacante certezza di esistere.
La dissoluzione della metafisica teologico-trascendentale toglie di mezzo ogni steccato, elimina qualunque linea d'orizzonte sulla quale posare in bell'ordine i nostri schemi, le nostre rappresentazioni.
Un'assenza che diviene immediatamente libertà, una nuova forma di libertà, immune a tutto tranne che all'infinità potenziale delle relazioni; una terra feconda dove ogni elemento può incontrare ogni altro elemento, dove ogni diversità è salutata come un dono e non più come una provocazione , un'eresia, un'offesa al modello precostituito e infallibile.
Rimane la consapevolezza dell'azione reciproca, questa sì subordinata alla realtà, all'esistente, alla non-nullità.
Rimane "la metafisica delle relazioni", delle leggi fisiche universali e delle rappresentazioni intellettuali, non più separate fra loro e non più lontane dalla dimensione umana, dai sentimenti, dalle imperfezioni e dagli errori.
Dovremmo forse rammaricarci di questa nuova frontiera, che ha aperto davanti ai nostri occhi la morte dell'episteme, la fine dell'assolutismo metafisico, l'abbandono del desiderio di un Dio?
Ogni uomo, nessuno escluso, ha la possibilità di agire ed esplorare sé stesso e la realtà, senza porsi altro confine che l'altrui libertà.Una nuova etica già si presta a comparire, non più come la sagoma di un tempio sulla linea d'orizzonte, ma come un vento trasparente che chiama l'uomo ad usare e coltivare la propria sensibilità.
La simbologia di questa pittura è rappresentazione dei rapporti effimeri, necessariamente denotati dalla filosofia contemporanea, che formano la realtà.
Creatività dunque, non per inventare qualcosa di diverso dalla realtà, bensì per rappresentare la creatività della realtà stessa.Rapporti di forme e di forze, di tensioni e di strutture non individuate nelle rappresentazioni dell'oggetto apparente e riconoscibile, ma negli archetipi mentali della rappresentazione.
Rappresentazione della rappresentazione, nel tentativo di focalizzare l'attenzione non sulla realtà contingente, ma sulla struttura del suo divenire. Pittura certamente trans-metafisica dunque, liberata anch'essa, come già ha fatto la filosofia moderna, dal bisogno epistemico di generare una verità sussistente alla realtà.
Questo astrattismo trans-metafisico e, dovremmo aggiungere, post-strutturalista, si propone come rappresentazione dell'essenza della coscienza nella sua partecipazione al divenire della realtà.Nel compenetrarsi di strutture e di nuvole, nel disegnare forme che richiamano ai graffiti preistorici, agli ideogrammi e alle pitture stilizzate delle avanguardie figurative, questa pittura, così astratta e così concreta, così storica ed anti-storica al tempo stesso, cerca la strada per porre l'individuo di fronte alla propria coscienza di "essere relativo".